Il Surf

Il surf è uno sport ormai praticato in tutto il mondo, laddove non mancano le onde. Consiste nel seguire le evoluzioni delle onde, restando in piedi su una tavola dalla classica forma appuntita, mostrando forza e soprattutto abilità con movimenti che consentono di mantenere l’equilibrio e vere e proprie manovre che permettono, in estrema sintesi, di rimanere il più a lungo possibile a contatto con un’onda, ritardando o evitando di esserne travolti. È chiaro che l’insieme delle manovre si sono affinate nel tempo e non possono essere riassunte in poche parole. Ed è altrettanto chiaro che un’onda, comunque, finisce inevitabilmente per infrangersi e finire. Il surf prende del resto il nome da quello che le stesse onde fanno, ingrossandosi e infine rompendosi a pochi metri dalla battigia.

Una muta per affrontare ogni condizione meteorologica e di temperatura del mare, oltre a una tavola realizzata nel materiale più resistente e leggero possibile, costituiscono l’equipaggiamento di base di un surfista. Esistono, con costi diversi, mute e tavole, oltre a una serie di accessori che si rivelano in qualche caso indispensabili, di materiali e di livello tecnologico differente. L’importante, però, è dotarsi dell’equipaggiamento di base e cominciare a conoscere il surf, le sue manovre che possono sembrare azzardate ma che, in realtà, sono studiate in base ai movimenti del mare e del corpo che, attraverso la tavola, entrano in simbiosi.Trovare in Italia una scuola e, soprattutto, un angolo di costa adatto non è difficile.

Il surf come appare oggi al grande pubblico trae un’origine diretta da un’attività svolta da chissà quanti secoli, su tavole di legno impiegate per cavalcare le onde, dagli abitanti delle Hawaii. Documenti in proposito, risalgono addirittura al XV secolo. Ancora prima, secondo quanto riferito dalle tradizioni orali, avrebbero iniziato diverse popolazioni polinesiane. In entrambi i casi, pare assodato che pratiche vicine al surf, che ai giorni nostri definiremmo sportive, erano assai diffuse.
In alcuni casi, tra l’altro, la sfida alle onde assumeva i connotati di un incontro-scontro col mare, con l’Oceano Pacifico, nell’ambito di un vero e proprio rito religioso. Placare la rabbia o ottenere la grazia delle divinità del mare, ambiente di vita per quelle civiltà, richiedeva in sostanza anche l’esercizio del surf.
In un contesto di questo tipo, costellato da comunità che in pratica erano come tanti stati indipendenti, l’originario surf assunse anche i connotati di gara tra i notabili, compresi i re, delle differenti isole. Qualcosa di molto simile, da un punto di vista concettuale, alle sfide medievali tra cavalieri o agli antichi giochi, vedi il calcio fiorentino o il palio di Siena, che bene conosciamo.

Con l’andare del tempo, in ogni caso, la voglia di cavalcare le onde divenne attività fine a se stessa, un gioco emozionante, una sorta di sport prima maniera. Ciò venne notato, sul finire del XVIII secolo, dal capitano James Cook che annotò nel suo diario la vista di un uomo che si faceva “trasportare dal mare” e, pochi mesi dopo quell’incontro a distanza, uomini che, alla Hawaii, scivolavano sull’acqua su tavole di legno.
Nella prima metà del Novecento, iniziò a prendere forma il surf come lo conosciamo. Molti turisti che si recavano alla Hawaii cominciarono a cavalcare le onde con tavole di legno e l’attrezzatura iniziò, pur rimanendo sempre semplicissima, a perfezionarsi.
Una pausa dovuta alla guerra nel Pacifico, durante il secondo conflitto mondiale, impedì al surf d’esplodere all’inizio degli anni Quaranta. Fu tra gli anni Cinquanta e Sessanta che il surf divenne quello che conosciamo, benché come ogni disciplina sportiva abbia continuato a evolversi.

Non più sport del Pacifico più profondo, trovò decine di migliaia di appassionati in Australia e sulla West Coast americana. Il “passaggio” sulle coste bretoni, in Francia, e britanniche, si rivelò breve. Dove ci sono onde, il surf può essere praticato.
In Italia, giunse abbastanza presto, ma è da una quindicina di anni a questa parte che sta conoscendo una grande diffusione. In Liguria, a Ventimiglia, a Capo Marina, a Chiavari, troviamo splendide occasioni per praticare il surf. Lo stesso in Toscana, in provincia di Livorno e poco fuori la stessa città. Non c’è regione bagnata dal mare, però, che non presenti una o due zone utili al surf.